Quanti di voi hanno posato le proprie mani (e ticchettato rumorosamente) sui tasti di una macchina da scrivere?
Alzate virtualmente le mani, e e capirò con quanti di voi posso condividere certi ricordi “anagrafici”!
A dire la verità, per me la macchina da scrivere è soprattutto il ricordo familiare di un divertimento di infanzia e adolescenza, le dita sporche di inchiostro nel tentativo di sistemare il nastro, la gomma speciale a forma di ottagono (era un ottagono, vero?). Quando per scrivere sul serio – un compito, una tesina – ho lasciato penne e quaderni mi son trovata già di fronte un pc (tranne che in un’occasione: la prova di ingresso ad una scuola di giornalismo, un androne pullulante di candidati e ognuno a ticchettare sulla sua macchina da scrivere. Ed era solo il “lontano” 2001…)
Però, sia che ci siate cresciuti, sia che la consideriate uno strano oggetto di antiquariato, non credete anche voi che la macchina da scrivere sia affascinante? Se non altro per le storie dal passato che è capace di evocare, storie di scrittori, di giornalisti (impossibile non pensare alla Lettera 22 di Indro Montanelli).
E allora ho sorriso quando ho scoperto l’esistenza del luogo in cui virtualmente vi voglio portare oggi, in attesa di visitarlo anche io di persona. E’ un museo della macchina da scrivere. O meglio, lo Schreibmaschinenmuseum.
Si trova in Alto-Adige, nel centro storico del villaggio di Parcines, nei pressi di Merano, e fu costruito in onore del più illustre concittadino del villaggio, Peter Mitterhofer, l’inventore della macchina da scrivere, in occasione del centenario della sua morte. Anche se, racconta proprio il sito del museo, Mitterhofer ebbe in vita la sorte che toccò amaramente anche a tanti altri inventori dei tempi passati. Sviluppò ben cinque prototipi e con due di questi chiese udienza alla corte viennese di Francesco Giuseppe I per un finanziamento. Ma non riuscì ad avere alcun riconoscimento e nel frattempo arrivarono le macchine da scrivere americane. Il museo che gli rende omaggio custodisce oltre 2mila oggetti, che portano indietro nel tempo fino al 1864, anno di “nascita” della macchina da scrivere, e si avvicinano un po’ più a noi, agli anni ’80, quando col diffondersi dei computer iniziò il suo declino.
Tra le chicche esposte ci sono la prima macchina prodotta in serie, la danese Skrivekugel (palla di scrittura) e la celebre Enigma, la macchina crittografica utilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale. E poi macchine da scrivere per note musicali e caratteri a noi “esotici” come il cirillico, l’arabo, il greco e il giapponese.
Oltre alla collezione permanente, il museo ospita anche un “deposito espositivo”: comprende tutta la gamma di modelli prodotti e offre anche la possibilità di provarne alcuni.
E fino al 31 ottobre c’è anche la possibilità di visitare la mostra temporanea “Top Secret – L’arte dei messaggi cifrati”, che racconta 2.500 anni di crittografia, dall’antica Grecia ad, appunto, la Germania nazista con la sua leggendaria “Enigma” fino ai giorni nostri.
Lo Schreibmachinenmuseum si trova a Parcines, in provincia di Bolzano, in Piazza della Chiesa 10. L’ingresso costa 7 euro, gratuito per i bambini sotto i sei anni (poi ci sono naturalmente anche una serie di riduzioni).
Se poi programmate il vostro viaggio in Trentino Alto Adige per l’autunno, c’è anche un’altra occasione per fare turismo letterario: MontagnaLibri, vale a dire la rassegna internazionale dell’editoria di montagna organizzata dal Trento Film Festival. Con la possibilità di incontrare autori di letteratura alpinistica, di viaggio e di esplorazione. Negli anni si sono avvicendati nomi come Giuseppe Cederna, Mauro Corona, Erri De Luca, Reinhold Messner, Enrico Brizzi, Luca Mercalli. I prossimi appuntamenti confermati sono a Bolzano dal 6 al 12 ottobre e a Briga dal 5 al 9 novembre.
Idee per un weekend di turismo letterario in Alto Adige. E come “base” per entrambe le esplorazioni, potete dare un’occhiata a questo hotel.
Si trova a Tirolo, tra le colline che al di sopra di Merano. E tra i servizi che offre la località mi ha colpito soprattutto questo: la possibilità, con card, seggiovie, funivie, di lasciare l’auto e muoversi, in relax, coi mezzi pubblici. Viva la sostenibilità, in linea, del resto, con la vocazione del territorio.