Dall’Italia alla Cina, ma non certo in aereo. Giuseppina Croci, 27 anni, un giorno arrivò a Genova e si imbarcò su una nave diretta a Oriente. La cosa straordinaria è che si trattava del 1890 e la giovane, da sola, aveva deciso di affrontare un viaggio di un mese per andare a lavorare in una filanda di Shanghai, con in tasca un contratto di cinque anni. E quel viaggio per mare, che lei raccontò in 18 pagine, è giunto fino a noi grazie alla nipote ed agli scaffali dell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo) che dal 1984 raccoglie la memoria degli italiani, i diari e gli epistolari del passato e del presente.
Questa è la storia che più mi ha stupito tra quelle raccontate da Federica Frediani e Luisa Rossi, curatrici, insieme a Ricciarda Ricorda, di una raccolta di saggi molto particolare. Si chiama Spazi, segni, parole. Percorsi di viaggiatrici italiane (edito da FrancoAngeli). E vuole gettare luce, con un approccio sicuramente accademico (come i background delle curatrici) su un universo rimasto piuttosto in ombra, quello appunto delle viaggiatrici, e scrittrici di viaggio, italiane.
Donne e bauli
Personaggi noti, come Cristina di Belgiojoso e Matilde Serao, e donne comuni, in viaggio a scopi scientifici, per necessità, spesso invece “solo” al seguito di mariti impegnati. Perché la prima evidenza è questa: è già difficile far emergere una letteratura di viaggio al femminile (prova ne è che, nell’elenco dei 100 migliori libri di viaggio di sempre stilato qualche tempo fa, le donne sono solo tredici), e di solito si pensa alle grandi esploratrici e viaggiatrici francesi ed anglosassoni. E invece anche in Italia le donne, e anche prima che ci fosse un’Italia unita, viaggiavano (anche se spesso, forse, come recita anche il titolo di uno dei saggi raccolti nel libro, quasi come “bauli“, vale a dire al seguito di qualcuno).
Eva Calvino, la mamma di Italo
Qui ne sono raccolte diverse, dall’800 alla fine degli anni ’60. C’è Carla Serena, la prima a viaggiare in solitario nel Caucaso, Francesca Bonardi, fotografa nelle spedizioni del marito orientalista Giuseppe Tucci, oppure Eva Mameli Calvino, la madre di Italo, con le sue esperienze botaniche in America. Ritratti di donne e tanti interrogativi, sull’obiettività della letteratura di viaggio, sulla qualità della scrittura, sui confini di genere, sull’oscillazione tra il reportage di ciò che si vede e la narrazione di ciò che questo ci provoca dentro. Tra narrazione e diario insomma.
I diari degli italiani: dove leggerli
E in tema di diari, non è stata solo la storia di Giuseppina Croci ad emergere e colpire gli occhi dei lettori moderni. Molti altri di quei diari racchiusi nell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano sono tornati a vivere e, così come è successo alla storia della filandina tra le viaggiatrici italiane, abbandonando la dimensione privata (o familiare) con la quale spessissimo erano stati scritti sono diventati libri.
Li potete trovare infatti in una collana dedicata pubblicata da Terre di Mezzo (casa editrice sensibile a tematiche e storie meno commerciali), che mette insieme voci ed epoche diverse. E sì, anche tanti viaggi, perché tante sono le storie di emigrazione di cui è fatta la memoria collettiva italiana e sono raccolte nell’archivio. Vi consiglio quindi di farvi un giro tra i titoli a curiosare, passerete dal Canada alle periferie milanesi, da una missione in Algeria alle montagne della Grande Guerra.