Ho ascoltato le arie delle donne di Giuseppe Verdi in un Tempio Valdese. Ho salvato un libro dal macero in una festa nella sala di un museo col ponte di un transatlantico. Ho ascoltato un’attrice dare voce a Irene Nemirovsky nella grande sala di arazzi e strumenti musicali di un castello. No, non sono impazzita nè sto sognando. Sono solo alcune delle belle esperienze che ho potuto vivere durante Book City a Milano, e lo so che è passata più di una settimana e sembra strano parlarne solo adesso, ma ci credete che gli appunti e gli spunti mi son rimasti in sospeso e in attesa per tutti questi giorni, su fogli volanti, nel Pc, perfino sul memo del telefono. Una settimana di corsa e neanche il tempo di fermarmi a metterli in bella copia. Allora lo faccio adesso, perchè il tour de force letterario di Milano mi ha lasciato solo belle sensazioni e le voglio condividere con voi.
E allora, la prima, i numeri! Non quelli ufficiali della manifestazione (che potete trovare qui), ma i miei, quelli personali e un po’ sentimentali. Giusto per darvi un’idea di quanto ti possano arricchire eventi come questi. Dunque, eccoli i miei tre giorni di Book City 2013:
Undici eventi seguiti (sì, ce l’ho fatta, è andata meglio delle attese)
Sei scrittori ascoltati (di cui uno, Rupert Everett, anche star del cinema e del teatro, qui in un’inedita e garbata veste letteraria)
Otto attori visti cimentarsi con testi letterari e poesie (in realtà sono molti di più, se consideriamo anche gli uomini-libro, ovvero i ragazzi dell’associazione Campo Teatrale che intrattenevano chiunque ne avesso voglia declamando lettere d’amore di grandi del passato nel cortile di Castello Sforzesco…)
…Libri da leggere? Tanti, suggeriti, scoperti, rispolverati, la mia wish list si è allungata di una buona misura…
Luoghi visitati: undici, di cui metà almeno per la prima volta.
E quindi eccola qui la prima grande perla di Book City: Milano ha aperto le sue porte: cortili, palazzi storici, sale affrescate, una vecchia scuderia, l’Istituto dei Ciechi inaugurato dal re Umberto I e dalla regina Margherita. E poi piccole librerie, le biblioteche di quartiere… Un’occasione da non perdere per conoscerla davvero, la città, e vi posso assicurare (avviso ai più scettici!) che di momenti come questi Milano ne ha, eccome, nel corso dell’anno, magari più brevi e circoscritti, ma secondo me sempre da cogliere al volo per scoprirne piccoli gioielli.
E naturalmente, i libri, una volta preso possesso di questi luoghi, non potevano certo starsene zitti! Perchè la seconda cosa bella accaduta tra il 21 e il 24 novembre scorso è che la lettura si è tolta di dosso la dimensione forse più usuale, quella del silenzio. Un libro si legge da soli, è un’esperienza intima. E invece non per forza. Qui si è letto ad alta voce, la lettura è stata condivisa, è diventata teatro, è passata sulla bocca di attori ed è stata messa in musica. Con gran piacere dei lettori, evidentemente. Perchè è questa la terza, e forse più importante, cosa bella di Book City Milano: ho visto gente mettersi in coda la domenica mattina presto per assistere a un reading, ed era felice. La cultura fa uscire di casa, fa respirare. Ricordiamocelo quando cercano di convincerci del contrario.