Milano si fa in quattro.
Quattro come i capitoli-storie di questo libro, che non a caso portano i nomi di altrettante zone della città: Via Padova, Viale Monza, Sarpi e Corvetto. Tre periferie ed un centro che, in realtà, con le periferie ha molto in comune, perchè in fatto di trasformazioni, urbane ed umane, non è stato certo da meno. E’ Milano, fin qui tutto bene, il libro che vi racconto oggi per #MilanoDaLeggere.
Un libro che mi è piaciuto molto, dove le storie (quattro, anche loro, ma rigorosamente intrecciate tra loro, in nome di un “soppalco” di legno che deve passare di mano in mano, e di un paio di stivali persi e poi ritrovati) parlano di Milano di oggi e di ieri, di strade multietniche, di quartieri che cambiano forma e di aneddoti che li raccontano com’erano una volta.
“Eh già”, ha detto, riprendendo a sfogliare il libro fino al capitolo intitolato: Turro, Gorla e Precotto. “Questi quartieri – ha aggiunto – sono entrati a far parte della città negli anni ’20: sembrano ancora dei paesini di campagna e nascondono degli angoli davvero affascinanti”. (vai alla geolocalizzazione sulla mappa di Cityteller)
E credo sia proprio in fondo, la Milano così come la vede, e la vive, l’autrice. Lei è Gabriella Kuruvilla, giornalista di padre indiano e madre italiana. Nel suo libro dipinge una città dove si mescolano alimentari etnici e vecchi prestinai, i capannoni post-industriali diventano loft e le vecchie case di ringhiera a volte resistono, e diventano multiculturali, altre desistono, e lasciano il posto alla nuova skyline fatta di acciaio e vetro.
Con quali conseguenze? Che alla fine si incontrano vite che sembrano affacciate alla solitudine.
“Mi tuffo in via Paolo Sarpi, nel cuore del mio quartiere, un tempo chiamato el burg di scigulatt: il borgo degli ortolani. Un dedalo di stradine in ci si perde e dove non c’è parcheggio, situato poco lontano dal Duomo: tra il Cimitero Monumentale, Porta Volta, l’Arena Civica e l’Arco della Pace. Ma è come se mi trovassi nel centro di Pechino”. (vai alla geolocalizzazione sulla mappa di Cityteller)
Lo sembrano quelle dei quattro protagonisti: Anita, Samir, Stefania, Tony. Le cui storie, in realtà, oltre ad intrecciarsi tra di loro si intrecciano con le vie della città. E diventano quasi un pretesto per raccontarla. Provate a leggere Milano, fin qui tutto bene come una guida, inconsueta, certo, “a pillole”, resterete sorpresi dalla quantità di dettagli e indirizzi regalati dalle pagine.
“Corvetto lo frequentavo da adolescente: tutte le domeniche pomeriggio, io e le mie amicheandavamo a ballare al Parco delle Rose”. (vai alla geolocalizzazione sulla mappa di Cityteller)
C’è il Parco Trotter, con l’ex convitto ormai in rovina e le scuole e c’è la Bocciofila Caccialanza con la sua trattoria, entrambi dalle parti di via Padova; ci sono i centri sociali, c’è il ristorante etnico Il Tempio d’Oro, dietro viale Monza. C’è corso Como e la sua movida e, poco distante, il cinema Anteo. E poi ci sono le storie dei quartieri attraversati dai quattro personaggi.
Storie non sempre piacevoli, come la metropoli e le sue contraddizioni. Però sicuramente sono un invito: ad andare oltre l’abitudine, cambiare strada all’incrocio oppure continuare a percorrere quella con cui andiamo al lavoro tutti i giorni, ma alzando lo sguardo e osservandola davvero.
Un altro punto di vista da cui guardare Milano.
Jill scott – not like crazy
Questa collana di Laterza è molto bella e varia.