Tarda mattinata. Esterno giorno. Sono seduta su una panchina al sole in una piccola piazza milanese che sembra Parigi. Mi guardo intorno – come sempre – curiosa e appena dietro l’ingresso di un parcheggio sotterraneo scopro un piccolo grande gioiello. Un murale, colori caldi, arancioni, beige, grandi volti ritratti su quello che sembra un anonimo muro di cinta. Sono i volti di personaggi illustri di Milano, dell’arte, della letteratura, dello spettacolo. Primi piani, grandi, accompagnati da citazioni di autori altrettanto famosi. Proprio davanti a me, per esempio, c’è Franca Rame, la sua acconciatura vaporosa e i suoi grandi occhiali scuri appena incorniciati dai rami di un albero.
Di più non riesco a vedere nè a fotografare. E infatti l’unico ricordo di quella giornata sono un paio di foto, quelle che vedete qui. Perchè – ve l’ho detto? – due settimane fa mi sono fratturata un piede. E infatti quella panchina si trova proprio di fronte a un ospedale specializzato di Milano, il Gaetano Pini. E peccato che le stampelle non mi permettano di andare in giro oltre a fotografare. Ma appena torno a casa mi metto subito a cercare. voglio sapere cos’è quel pezzo di street art a Milano.
Perchè spesso le storie sono belle anche raccontate sui muri. E questa è una storia di bellezza urbana.
Sapete infatti cosa ho scoperto? Che quel murales fa parte di un progetto artistico voluto proprio dall’Ospedale, in occasione dei 140 anni della sua fondazione, un paio di anni fa.
Il desiderio era quello di festeggiare riqualificando gli spazi e regalando anche una nuova visuale a chi trascorre anche poche ore in quelle strade. Così è nato WallArt: tre murales per il muro del Convento della Visitazione e i muri dell’Istituto Gaetano Pini e dell’Archivio Diocesano.
A realizzare l’opera sono stati chiamati tre nomi celebri della street art milanese: Pao (Paolo Bordino), Ivan (Tresoldi) e il duo Orticanoodles (Walter Contipelli e Alessandra Montanari). Ed è stato proprio questo duo a creare il murales che mi ha colpito. Rappresenta i volti celebri della cultura milanese. Da Alda Merini a Franca Rame, da Enzo Jannacci a Giorgio Gaber passando per Claudio Abbado, Carlo Emilio Gadda, Gian Maria Volontè.
Scampoli di cultura raccontati sui muri. E io mi sono ripromessa di tornarci con calma ad ammirarli tutti.
L’arte dei passeggeri distratti
Vi ho raccontato questa piccola storia perchè dimostra in fondo una cosa semplice: con occhi aperti, curiosità, voglia di lasciarsi stupire, si viaggia meglio, anche nella propria città. Perchè si scoprono i dettagli, e l’arte anche dove non ce l’aspetteremmo.
I murales di cui vi ho parlato, per chi fosse a Milano e volesse vederli, si trovano lungo il muro del Monastero della Visitazione, lo trovate da Via Giuseppe Mercalli a Via San Calimero, passando per Piazza Cardinal Andrea Ferrari.
Ma per chi ama la street art Milano è sempre più generosa. E muri un tempo grigi oggi raccontano storie. anche, e sopratutto, in quei luoghi in cui non le aspetteresti. Luoghi dove siamo passeggeri distratti.
Per esempio in un sottopassaggio ferroviario. È quello che collega la Stazione Garibaldi a via Pepe, una delle “porte” d’ingresso al quartiere Isola: oggi è una galleria di murales – molti, ovviamente, a tema viaggio – a cura del progetto di riqualificazione Escoadisola.
Un’altra galleria di affreschi urbani la trovate invece per esempio in periferia nord. Siamo tra i palazzoni e i binari della ferrovia, l’aura più poetica la regala il Naviglio della Martesana che scorre qui vicino, perchè invece la galleria a cielo aperto ha un effetto più dirompente. La trovate intorno al centro sociale Leoncavallo: pareti intere occupate da graffiti, murales, qualche installazione. Arrivate in via Emilio De Marchi, e cercate la via privata Giampietro Lucini. E lanciatevi nell’osservazione urbana (io l’ho fatto qui).
Ed ecco poi un altro indirizzo dove scovare la più nuova street art a Milano. E’ via Resegone, e racconta come l’importante passato industriale e l’innovazione artistica si possono intrecciare contro le brutture urbane. Qui svetta infatti la Ciminiera Branca, all’interno della celebre fabbrica: grazie ancora alla mano degli Orticanoodles si è trasformata in un murales verticale che racconta, a suo modo coloratissimo, la storia della Fratelli Branca Distillerie.
Ma questi sono solo alcuni racconti di street art di Milano. La lista è ricca e il mio consiglio è girare in città con sguardo attento, specie in quei non luoghi che attraversiamo frettolosi. Dai ponti ferroviari ai semafori al retro dei palazzi. Se volete farvi un giro vi segnalo questa gallery su Pinterest.
100 Muri
E vi lascio con un’altra notizia. Da diverso tempo ormai l’amministrazione di Milano sta provando a valorizzare la street art come arma contro il degrado. Quella “vera”, non i graffiti vandalici che deturpano solo i muri. Il Comune infatti ha deciso di assegnare spazi urbani agli artisti, cento muri liberi in 72 punti della città. Esiste anche una mappa georeferenziata per trovarli.
Non so quanto gli street artist apprezzino questa apertura e quanto invece la possano considerare un freno alla propria totale libertà di espressione. Però a me piace. E mi ricorda la mia amata Berlino. Dove guardate cosa hanno creato in una ex stazione militare di ascolto della Guerra Fredda.