“In fondo se sai cosa cerchi, non troverai mai quello che cerchi, e magari è giusto la cosa che conta”
Se avete amato i libri di Tiziano Terzani, provate a guardare come la sua vita intensa è diventata disegno. Sì, proprio disegno, tratto di acquerello, matita, qualche vignetta. E’ ciò che ha fatto la pittrice Silvia Rocchi con L’esistenza delle formiche, un libro pubblicato da Becco Giallo, bella casa editrice di storie illustrate e graphic novel sensibile ai temi sociali e d’attualità!
Diciamo subito quello che questo libro non è: non è una biografia, è invece un racconto di suggestioni. Non ha il dettaglio del documentario, ma l’evocazione dei sentimenti, che siano le tinte cupe dei capitoli sulle guerre o quelle color pastello dei viaggi successivi, lo sguardo quasi onirico ma su spunti ben concreti.
Disegni e parole, quelle di Terzani, che in stampatello in mezzo alle pagine a volte bianche sembrano leggere, e invece sono pesanti quando raccontano di guerre. E così infatti i fogli si aprono con Saigon e Phnom Pehn, colori cupi e tratti laceranti, una Guernica d’Oriente. E poi gli altri viaggi, i volti, i luoghi, l’incontro con un indovino a Hong Kong, nel 1976, che gli predisse il rischio di morire in volo nel 1993, così da dicembre 1992 via ad attraversare l’Asia senza alzarsi da terra (o dal mare): Laos, Birmania, Thailandia, Singapore, Cambogia, Vietnam…
Tante storie da raccontare. Per riuscire a dare anima al meglio al grande giornalista e scrittore, per diverso tempo Silvia si è immersa nello studio, i libri dello stesso Terzani ma non solo. E sono davvero contenta che qui ci racconti che personaggio ha scoperto, e come ha fatto a trasferirlo nella sua pittura. Mettetevi comodi e partiamo.
Tiziano Terzani: eri già una sua lettrice anche prima di iniziare il lavoro sul tuo libro?
“Avevo letto le Lettere contro la guerra e seguito il confronto con Oriana Fallaci, non troppo tempo prima qualcuno mi aveva consigliato la lettura di Un altro giro di giostra. Certo non lo conoscevo in modo così approfondito”.
Come ti sei preparata per trasformare in tratti e disegni le sue parole e la sua vita?
“Ho studiato per diversi mesi, cercando di capire la situazione cinese degli anni ’70, o ancora quella dei conflitti dell’Indocina, mi sono documentata su quanto più potevo e, seguendo le mie preferenze, mi sono letta più o meno tutto, da Buonanotte signor Lenin, passando per La fine è il mio inizio piuttosto che il famoso Un indovino mi disse, o Fantasmi, per arrivare anche ad uno dei diari di Angela Terzani, Giorni Cinesi.
Ho ricercato interviste e film vari, per citarne uno tra i più conosciuti direi Killing Fields, il cui protagonista è Pran, l’interprete che è stato d’aiuto in molte situazioni allo stesso Terzani.
Dopo la fase di documentazione, sono entrata più nello specifico cercando qual era il modo migliore per rendere la sua vita, quindi ho scelto di dividerlo in due parti, la guerra per la prima metà e nella seconda invece lo slancio verso quello che per lui rappresentava il nuovo – la ricerca degli indovini e stregoni in Asia – ma che poi si rivela essere il vecchio, quindi lo studio delle tradizioni millenarie che si stanno sgretolando sotto le “nuove” forze capitaliste”.
Qual è stato l’elemento che più ti ha colpito in lui e nei suoi viaggi?
“Ad una prima e superficiale analisi pensavo che quest’uomo non avesse paura di niente, che affrontasse il pericolo in maniera sfrontata, carico di quell’estrema curiosità che lo ha sempre effettivamente caratterizzato. Andando avanti invece mi sono resa conto che una delle cose che rammentava spesso del periodo in Vietnam o in Cambogia, è proprio la grande paura che aveva. Era sì estremamente curioso e assetato di conoscenza, ma mai spregiudicato. Ne La fine è il mio inizio chiarisce questa cosa in modo puntuale, ricorda infatti la vicenda di Neil Devis (reporter australiano) che resta ucciso a Bangkok il 9 settembre 1985 durante un tentativo di colpo di stato.
Per far passare questa cosa che mi ha molto colpita, nel mio omaggio ho cercato di riportare le frasi in cui descrive la prima volta in cui vede un morto; è inorridito, spiazzato e spaventato, ma lo racconta e descrive tutto, fa in modo che il lettore dall’altra parte del mondo possa vivere in qualche modo la stessa esperienza. Terzani rifiutava l’idea che il giornalista è una persona al di sopra dei fatti, che quando racconta non deve esser coinvolto, per questo si dava anima e corpo a quel che faceva”.
E c’è stato, invece, un elemento, una caratteristica di Terzani che ti è stato più difficile rendere in disegno?
”Sicuramente qualcosa relativo all’ultima parte della sua vita, quella più spirituale; non posso capire cosa si prova dopo aver vissuto sulla propria pelle così tante vicende umane o aver rischiato la fucilazione. Certamente il suo grande desiderio di pace nasce da un percorso che lo ha portato a capire che è l’unica via possibile; io però data la mia scarsa conoscenza di cosa possa voler dire davvero la guerra, la distruzione, la disperazione, la fame, ho deciso di omaggiarlo soprattutto sul piano esistenziale con rimandi immediati ai suoi testi, proprio per questo motivo mi sono affidata completamente alle sue parole. Non era il caso di inventarsi un dialogo tra il protagonista e una qualsiasi persona trovata nei suoi viaggi di trenta o venti anni fa. In definitiva ho cercato di tracciare una sorta di linea che vagamente ripropone il suo sviluppo umano e pormi comunque di fronte alle stesse domande”.
Hai incontrato sua moglie e suo figlio? Cosa li ha colpiti di più del tuo libro?
“Ho incontrato Angela Terzani, sua moglie, ed è stata estremamente gentile e disponibile nel raccontarmi aneddoti o disfare alcuni punti che consideravo nodi. Non fatico ad usare il plurale dicendo “siamo” del parere che questo libro, anche se non aggiunge niente alla poetica di Terzani, possa comunque avvicinare alla sua lettura qualche appassionato del disegno che non lo conosceva, oppure ragazzi che si interessano di fumetto. Allargare, anche se di poco, in qualche modo il panorama dei lettori di Terzani.
La cosa che più ha colpito Angela è stata constatare come ho cercato di essere più precisa possibile, nel riportare modelli di autobus thailandesi anni ’90, oppure cercare di ricreare più fedelmente possibile i paesaggi ripresi anche dalle foto che ho trovato nel bellissimo volume Un mondo che non esiste più,che per altro consiglio fortemente”.
Una curiosità: specialmente all’inizio (che poi sono le pagine più cupe, anche come colori, legate alla guerra), il volto di Terzani non si vede quasi mai: è stata una scelta e dettata da cosa?
”Hai sicuramente notato che in generale il volto non si vede mai. Questo perché facendo un’operazione di questo tipo c’è la necessità effettiva di entrare in punta di piedi nella vita di qualcuno.
Si può sicuramente non essere d’accordo con questo, però secondo me non si disegna una persona che non si conosce davvero. È per questo che ho limitato le sue apparizioni, così com’è stato per la prima biografia che ho realizzato con Beccogiallo quella su Alda Merini. Preferisco dare l’idea di chi è stato, di che tipo di atmosfere può aver trovato, di decifrare quale aspetto della sua vita mi interessa di più, ma non posso ricreare qualcuno che per tutta la durata del fumetto cammina, si muove e conosce le cose intorno a sé, senza una reale documentazione vis à vis”.
Io ringrazio davvero Silvia per aver voluto condividere con noi il suo lavoro e il suo Terzani, e credo che ci incontreremo di nuovo su queste pagine. I viaggi a fumetti infatti per lei non si fermano qui! “Sulla scia di quest’idea mi sto preparando ad affrontare un viaggio in moto nei Balcani insieme ad un’amica e collega disegnatrice, Alice Milani, durante il prossimo giugno. Il progetto consiste nel conoscere più persone possibili, per ricreare una storia a fumetti a quattro mani, che si avvalga di notizie e fonti che avremo accumulato ma che non sia soltanto un reportage. Vogliamo trarne un vero e proprio romanzo in cui tratteremo senz’altro anche di noi due, che abbiamo un’amicizia ormai decennale”. Buon viaggio allora.
E se volete dare un’occhiata ai suoi lavori, ecco qualche link:
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