Se vi dico Barcellona quale libro vi viene in mente? E quale volto della città vi aspettereste di scoprire leggendolo? Parto dalla città catalana ma quella che inizio oggi è una piacevole abitudine che vorrei mantenere a lungo.
Sfogliare una guida ci aiuta a capire dove andare e cosa visitare, ma leggere un romanzo ci dice di più: ci indica con quali occhi scegliamo di osservare e sentire la città. E così partono i viaggi di carta. Quelli che seguono sono titoli in ordine sparso, i più freschi nella mia memoria, i libri che ricordo con affetto, ma anche segnalazioni e chiacchierate con amici. Stavolta tocca ai libri ambientati a Barcellona e seguiranno altre città, quelle che scegliamo per un weekend, che impariamo a conoscere dai grandi classici studiati a scuola e che quando ci torniamo per la seconda o terza volta andiamo a cercare proprio quei luoghi narrati nell’ultimo best-seller ambientato lì.
E infatti un mix troverete negli otto libri che seguono, dai classici ai casi editoriali alle piccole chicche. Abbiamo con noi le loro prime righe, insieme a una parola per l’impossibile compito di descrivere in una pennellata come appare di volta in volta la città, o come la vivono i personaggi.
Gotica. L’ombra del vento di Carlos Luis Zafòn:
“Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati. Erano le prime giornate dell’estate del 1945 e noi passeggiavamo per le strade di una Barcellona prigioniera di un ciclo grigiastro e di un sole color rame che inondava di un calore umido la rambla de Santa Monica.
«Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno» disse mio padre. «Neppure al tuo amico Tomás. A nessuno.»
«Neanche alla mamma?» domandai sottovoce.
Mio padre sospirò, offrendomi il sorriso dolente che lo seguiva sempre come un’ombra.
«Ma certo» rispose mesto. «Per lei non abbiamo segreti.»
In giallo. Il centravanti è stato assassinato verso sera di Manuel Vázquez Montalbán
“La stanza puzza ancora di medicinali o di qualsiasi altra sostanza strana, borbottò mentalmente, mentre le radici le diventavano una proboscide mobile, che cercava di captare l’anima profonda di quell’odore”
Bizzarra. Color cane che fugge di Richard Gwyn
“Il sole è appena tramontato dietro la pianura occidentale. Sono rimasto a guardarlo da una roccia a ridosso della torre, tra l’odore della legna del camino, poi sono rientrato e ho accatastato altri ceppi d’ulivo sul fuoco. Il cane è rannicchiato nell’ombra, ai miei piedi.
L’inverno scorso ho investito qualche soldo in un computer portatile e in questo bel tavolo di quercia. Una stravaganza, ma ne è valsa la pena.
Piccoli dettagli come questi fanno una bella differenza”.
Sgangherata. Il meglio che possa capitare ad una brioche di Pablo Tusset:
“Il meglio che possa capitare a una brioche è di essere imburrata: questo ho pensato, mentre ne spalmavo una tagliata a metà con margarina vegetale in offerta, me lo ricordo bene.”
Drammatica. La piazza del Diamante di Mercè Rodoreda:
“La Julieta era venuta apposta alla pasticceria per dirmi che prima di sorteggiare la toia avrebbero sorteggiato le caffettiere; lei le aveva già viste: bellissime, bianche con un’arancia dipinta, tagliata a metà, che si vedevano i semi. Io non avevo voglia di andare a ballare, neppure di uscire perché avevo passato tutto il giorno a vendere dolci, e le punte delle dita mi facevano male a furia di stringere nastrini dorati e di fare nodi e fiocchi. E poi, conoscevo bene la Julieta, che alla sera non gliene importava di fare le ore piccole e per lei era lo stesso dormire o no. Ma mi aveva costretto a seguirla controvoglia, perché io ero fatta così, che stavo male se qualcuno mi chiedeva qualcosa e dovevo dirgli di no”.
Scientifica. L’ultima risposta di Einstein di Álex Rovira e Francesc Miralles:
“Cinquanta minuti di gloria
Mi ero quasi addormentato nella vasca da bagno, quando squillò il telefono. Era tutto il giorno che combattevo con un testo sui viaggi nel tempo. Dopo aver completato una bozza provvisoria, decisi di fare un bagno caldo per rilassarmi.
Malgrado mancassero ancora due ore alla consegna, nel vedere sul display il nome di Yvette, la produttrice del programma, temetti che ci fossero problemi in vista”.
Enigmatica. La Chiave Gaudì di Esteban Martin:
“Barcellona, 6 giugno 1926
«Deve sembrare un incidente, intesi?» disse con voce cavernosa l’uomo con la maschera.
«Non si preoccupi, Asmodeo. Così sarà», rispose uno dei due uomini che, intimoriti, gli stavano davanti.
Entrambi erano giunti alla cripta all’ora stabilita. Avevano indossato le vesti di lana nera con l’ampio cappuccio, quindi si erano diretti all’altare, un pentagono scolpito in un blocco di marmo nero, dove Asmodeo li attendeva. La cripta, situata sotto il palazzo signorile del ristorante 7 portes, era rischiarata da piccole candele fissate alle pareti, le cui fiamme azzurrine creavano un’atmosfera spettrale. Ai lati dell’altare, due candelabri illuminavano la figura dell’uomo che si preparava alla cerimonia. Posò il calice con delicatezza e levò lo sguardo verso i due incappucciati. La luce tenue fece brillare la maschera da carnevale veneziano che indossava. Nascondeva un volto che nessuno tra gli uomini mensola aveva mai visto. Con un lieve cenno della mano destra fece loro segno di parlare”.
Surreale. Nessuna notizia di Gurb di Eduardo Mendoza:
“00.01 (Ora locale). Atterraggio effettuato senza difficoltà. Propulsione convenzionale (amplificata). Velocità di atterraggio: 6.30 della scala convenzionale (ridotta). Velocità al momento dell’ammaraggio: 4 della scala Bajo-Ul o 9 della scala Molina-Clavo. Cubatura: AZ-0.3”.
Una raccolta che ben volentieri aspetta di essere arricchita dalle vostre segnalazioni. Scrivetemi quali sono secondo voi altri romanzi in cui Barcellona dà il meglio di sé!
E appuntamento alla prossima città.
3 Comments