Parliamo di piccole ossessioni di lettura adolescenziali. Non so se anche voi avevate la vostre (ma immagino di sì!). La mia, e anche ben oltre l’adolescenza, per un certo periodo si chiamava Banana Yoshimoto.
Non mi perdevo un suo libro, li divoravo uno dopo l’altro, a cominciare da Kitchen. Mi piaceva quel Giappone rarefatto e quasi magico, mi crogiolavo in quelle atmosfere malinconiche sempre in oscillazione tra idilliaci paesaggi naturali e stranianti metropoli nipponiche. E poiché già allora leggevo per cercare viaggi letterari, sognavo con lei di visitarlo, un giorno, quel Giappone.
Per questo, quando ho saputo che Banana Yoshimoto sarebbe venuta a Milano come ospite de La Milanesiana (una rassegna molto bella, e gratuita, curata da Elisabetta Sgarbi, che ogni anno riunisce scrittori, artisti, musicisti), non ho avuto dubbi: dovevo andare a vederla! Poi, ho scoperto che alla stessa serata avrebbe partecipato anche Paolo Rumiz, e se seguite questo blog lo sapete: lui è per me un idolo, un narratore meraviglioso di storie e luoghi. Incredibile poterli ascoltare sullo stesso palco! Un’ossessione di ieri e un idolo di oggi. Insieme, chissà, a una nuova passione di domani? Insieme a loro, infatti, c’era anche Viet Than Nguyen, l’autore di origini vietnamita che nel 2016 ha vinto il premio Pulizter per la narrativa con Il Simpatizzante.
Perché vi sto raccontando tutto questo? Perché per me ascoltarli quella, sera, uno dopo l’altro, è stato anche fare un viaggio. Nei loro libri, ma anche nel mondo. E da ciascuno di loro mi è rimasto impresso un pezzettino di pensiero, un frammento, una frase che mi ha colpita, e che desideravo condividere con voi, perché sarebbe bello farne tesoro, e ricordarsene ogni tanto.
Paolo Rumiz.
Quando parlo di lui sono di parte perché mi affascina ogni volta il suo modo di scrivere e di raccontare. E quella sera, in un teatro milanese, mi ha emozionato e sorpreso scoprire che, nell’autunno del 2001 in Afghanistan c’era anche lui e aveva incontrato Maria Grazia Cutuli, la giornalista del Corriere della Sera, pochi giorni prima che lei morisse.
Ha parlato di chi scappa dalla guerra e dalla fame, Paolo Rumiz, di quelle paure vere, ancestrali, e delle nostre, spesso posticce. E ci ha regalato una riflessione molto bella sui migranti, su chi affronta le insidie del mare per arrivare da noi, perché chi scappa dalla paura della morte, con la testa piena di sogni e speranze, non può essere fermato.
Banana Yoshimoto.
Con il suo sorriso, il suo poco concedersi (mi sarebbe tanto piaciuto farle firmare un suo libro, ma è volata via in un batter d’occhio proprio come certe figure enigmatiche delle sue storie!). A lei bastano parole semplici per dirci cose come questa:
“Ci è dato un solo istante per decidere, ed è una decisione che possiamo prendere solamente in quel preciso istante. La vita di ogni giorno è un continuo ripetersi di scelte così. Tutte insieme, queste scelte diventano il nostro destino. E noi tutti ci ostiniamo a pensarci sempre e solo con la testa, ma sbagliamo. Il vero coraggio è saper esprimere con ogni parte del nostro corpo ciò che il nostro corpo ha sentito”.
Semplice vero? Ma quanto è difficile metterlo in pratica?
Viet Than Nguyen.
Forse tanto quanto riuscire davvero ad avere fiducia in noi. E invece occorre crederci, senza badare a quanto tempo ci occorrerà, senza fissare delusi la pagina bianca.
“Se avessi saputo che quel libro che volevo iniziare a scrivere ci avrebbe messo venti anni per vedere la luce probabilmente non lo avrei mai scritto”
Ci ha detto Viet Than Nguyen, che proprio con il suo primo libro, Il simpatizzante, ha invece vinto un Pulitzer. Il segreto? Avere fiducia in noi, e essere circondati da persone care che ci sostengono, mentre noi continuiamo a cercare “il mistero e l’intuizione che sono dentro di noi”.
Come è andata a finire per me quella sera? Del tentativo – fallito – di regalarmi un autografo di Banana Yoshimoto vi ho già parlato. Con Paolo Rumiz sono arrivata a una stretta di mano e a dirgli grazie, presa da un timore reverenziale che, lo so, ahimé in questi casi difficilmente mi abbandona! Ma sono riuscita a scambiare due chiacchiere con Viet Than Nguyen che mi ha lasciato una sua dedica: Noi sopravviveremo! Scriveva a tutti i fan. Che mi sembra già un buon augurio.
E poi sono tornata a casa arricchita dai pensieri dei tre scrittori. E naturalmente anche dai loro libri, come resistere?
Eccoli qui:
- Il Simpatizzante di Viet Thanh Nguyen, il romanzo che racconta la Saigon del 1975 e con il quale lo scrittore ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa nel 2016. L’ho scelto perché ascoltare l’autore mi ha molto incuriosito
- Andromeda Heights di Banana Yoshimoto. L’ho scelto perché è il primo romanzo della Quadrilogia del Regno, uscito in Italia nel 2016, e mi sembrava un buon punto di partenza per tornare a leggere la scrittrice
- Il Ciclope di Paolo Rumiz. Di Rumiz ho letto e leggo tanto. E ora ho scelto questo libro perché, tra tanti viaggi anche inconsueti e girovaghi – a piedi, in treni sferraglianti, in bicicletta – questo invece è il racconto di un viaggio sedentario, ma non meno affascinante, vissuto dallo scrittore in un faro di una piccola isola, senza contatti con il mondo esterno.
Avete già letto questi libri? Cosa vi hanno ispirato e che sensazioni vi hanno lasciato?