Che settimane intense di celebrazioni in nome della cultura e delle conoscenza queste! Dopo i festeggiamenti per la Giornata Mondiale del turismo e delle Giornate europee del patrimonio dello scorso 27 e 28 settembre, infatti, oggi è tempo di BiblioPride, ovvero orgoglio bibliotecario.
Bellissima iniziativa per ribadire l’importanza e la preziosità delle biblioteche, ed io che ne sono assidua frequentatrice non posso che condividere. Le biblioteche, anche quelle piccole di quartiere, sono oasi tranquille in cui se ami leggere ti senti a casa perchè trovi lì con te altre persone con cui condividi questa passione, e poi è bello scorrere la mano sugli scaffali alla ricerca del libro che da cui i senti ispirare. E quindi da una settimana ormai le biblioteche d’Italia stanno realizzando dibattiti, visite guidate, presentazione di libri, laboratori didattici e letture per ricordare a tutti noi (e alle istituzioni…) il loro valore nella crescita culturale ma anche sociale ed economica del nostro Paese.
E oggi si festeggia dunque la giornata conclusiva di questa che è la seconda edizione del BiblioPride. L’anno scorso i festeggiamenti erano a Napoli, oggi è di scena Firenze, soprattutto nella splendida cornice di Piazza Santa Croce.
All’edizione 2013 del BiblioPride partecipano anche le biblioteche degli Istituti italiani di cultura all’estero, altri preziosi punti di riferimento per gli italiani che vivono all’estero e per gli stranieri che si vogliono avvicinare alla nostra cultura.
Ad oggi sono ben 21 le città straniere che hanno aderito: Lione, Atene, Rabat,
Algeri, Montevideo, Zagabria, La Valletta, Parigi, San Paolo, Caracas, Varsavia, Amburgo,
Colonia, Cracovia, Helsinky, Sofia, Strasburgo, Tirana, Pechino, Haifa, Cordoba.
Le parole di Luciano Canfora
Sul sito di Aib trovate il programma della giornata. Io intanto vi lascio con le parole del filologo, storico e saggista Luciano Canfora che per l’occasione darà il suo contributo con un video-messaggio al Bibliopride:
“Dopo aver eliminato i privilegi feudali, i primi atti che furono compiuti dalla Rivoluzione Francese furono di creare le biblioteche, innanzitutto la grande Biblioteca Nazionale, di tutta la Nazione a Parigi, e poi quelle dei vari dipartimenti. Fu una rivoluzione culturale di proporzioni gigantesche.
Analoga operazione fu compiuta, oltre un secolo più tardi, con la Rivoluzione Russa; analoga, straordinaria capacità di sviluppare la pubblica lettura si produsse nel mondo americano, sia settentrionale che meridionale, sempre sull’onda dei grandi cambiamenti istituzionali.
Dunque c’è un rapporto tra il miglioramento della convivenza civile e il libro raccolto in biblioteche, cioè reso accessibile al più largo pubblico.
Qual è lo stato di salute nel nostro Paese? E’ un po’ triste ripercorrere la nostra storia da questo punto di vista, basti pensare che dopo l’Unità, dopo il 1870 quando anche Roma entrò a far parte del Regno d’Italia, la biblioteca più fiorente a Roma era la Vaticana, e la meno fiorente purtroppo la Nazionale, poi Centrale di Roma. E questo era un po’ simbolico direi di una certa distrazione del potere politico rispetto a questi problemi, con una variante tipica del nostro Paese, che cioè, essendo un ex agglomerato di Stati regionali, alcuni Stati regionali come la Toscana o il Veneto, la biblioteca di Firenze e la biblioteca marciana di Venezia erano dei gioielli rispetto a Roma. Quindi una situazione differenziata.
La Repubblica. La Repubblica ha come compito statutario quello di incrementare il livello culturale del Paese, dei cittadini, attraverso il meccanismo della rete scolastica, attraverso la pubblica lettura. Eppure si dovrebbe dire, se nel nostro Paese il centro motore della pubblica lettura è il Ministero dei Beni Culturali, duole osservare che è il più sofferente dei Ministeri, quello che dispone di minori risorse…paradosso, paradosso memorabile se si considera che il nostro Paese è forse il più ricco di beni culturali di gran parte dell’Europa, e non solo dell’Europa.
Eppure la dura realtà, la scala di valori capovolta di cui siamo tutti vittime, vede questo assurdo, che cioè che il Ministero da cui dipenderebbe la buona salute della pubblica lettura, è il più povero.
Che fare? domanda epocale che è stata proferita tante volte. Io propongo sempre, e lo ripropongo ancora in questa sede: cambiare radicalmente la ratio, l’organizzazione, la struttura del bilancio dello Stato. Il nostro bilancio statale è perverso, è fondato su valori capovolti. Basti considerare la nullità di risorse dei beni culturali, e quindi delle biblioteche, e la povertà delle scuole, che non è soltanto povertà dei locali o dei mezzi disponibili, ma povertà degli insegnanti, cioè di un ceto cruciale nella nostra società umiliato rispetto ai colleghi degli altri paese europei.Però facciamo le missioni di pace, andiamo a portare chissà quale contributo militare ai quattro angoli del pianeta, compriamo gli aerei costosissimi già desueti in altri paesi. Insomma c’è qualcosa che non va nel bilancio del nostro Stato, e non saranno ritocchi particolari, saranno cambi di marcia a determinare un Nuovo Ordine… Nuovo Ordine di cui la lettura pubblica, in tutte le forme possibili, con i supporti più nuovi, più sofisticati possibili, è l’architrave”.
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