Sono nata il ventuno a primavera/ ma non sapevo che nascere folle,/ aprire le zolle/ potesse scatenare tempesta. (Vuoto d’amore)
Alda Merini è chiamata la poetessa dei Navigli, perché sono loro a parlare di lei. Questa è una delle prime mete per chi visita Milano, sospesa tra la tradizione di angoli come il vicolo Lavandai, i mercatini antiquari e la movida dei locali. Quali sono dunque i luoghi di Alda Merini da visitare a Milano? Certamente possiamo partire da qui, ma come scoprirete non solo i soli e ora ve li racconterò!
Ecco quindi, alla vigilia del 21 marzo, giorno di nascita di Alda Merini (nel 1931) e anche Giornata Mondiale della Poesia, un itinerario che attraverso il racconto di tappe importanti nella sua vita vi porterà a scoprire anche luoghi molto affascinanti di Milano.
Ma vi dò anche un’anticipazione: è in work in progress insieme a Milano Sguardi Inediti un progetto con il quale potremo conoscere di persona alcuni di questi luoghi, scoprendo anche tante altre storie e angoli tra Navigli e Quartiere Ticinese, non appena si potrà. Vi aggiornerò presto !
Alda Merini a Milano : i Navigli
Intanto, iniziamo con una passeggiata sui Navigli, lungo Ripa di Porta Ticinese, tra la Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, il negozio di libri usati Il Libraccio, i bar, immaginando quel bar Charlie, che non esiste più, dove Alda amava trascorrere del tempo con un panino e una coca cola. Qui, un ponte in pietra nel 2009 è stato intitolato a lei. Perché proprio qui? Perché in Ripa di Porta Ticinese 47 c’è quella che era la casa di Alda Merini, dove venne ad abitare insieme al primo marito, Ettore Carniti, dove nacquero le quattro figlie, e dove rimase, fino alla fine, tra una parentesi e l’altra di allontanamenti dolorosi (il manicomio) e i cinque anni di vita a Taranto, insieme al secondo marito Michele Pierri.
Purtroppo l’appartamento è tornato ai proprietari e non è mai diventato una casa-museo di Alda Merini (ma la sua stanza è stata ricostruita altrove, come vedremo), e oggi si può solo ammirare la targa esposta fuori. Da qui Alda cantava la sua Milano, fatta di barboni e ultimi, osterie, lavandaie, sentimenti universali, vita e dolore (raccontata anche in prosa e poesia in Canto Milano, Manni Editore). Ma da qui, tra gli anni Sessanta e Settanta, fu costretta ad allontanarsi tra un ricovero e l’altro, in dodici anni trascorsi in manicomio.
Alda Merini a Milano: l’ex Paolo Pini e il MAPP
L’ospedale psichiatrico in cui visse Alda Merini era il Paolo Pini, ad Affori, Milano Nord, ed è un luogo che oggi vale davvero la pena visitare. Tra gli anni Sessanta e Settanta Alda Merini passa dodici anni qui, in manicomio, in quello che è era l’ospedale psichiatrico Paolo Pini, tra condizioni insostenibili ed elettroshock, che il dottore che l’ha in cura cercherà di risparmiarle, quanto meno di ridurle, consegnandole una macchina da scrivere e spronandola a creare i suoi versi. E lei scriverà, testimoniando questi anni terribili (come in La Terra Santa), guardando al di là degli alti muri il cielo di Affori, come nella poesia Il peso di una carezza. Aperto negli anni Trenta, chiuso nei Novanta, oggi l’ex Paolo Pini è invece un incredibile luogo della cultura a Milano, che ha fatto della sua eredità una storia di recupero e riabilitazione attraverso le arti. Qui si mescolano orti, spazi verdi, un ostello, un bar ristorante, teatro e murales, tutti legati dal valore sociale di associazioni ed enti. E qui è nato il MAPP – Museo d’Arte Paolo Pini, che promuove l’arteterapia e conta oggi le opere di oltre 140 artisti, tra i quali Enrico Baj ed Emilio Tadini, realizzate coinvolgendo anche i pazienti. Sono murales sulle pareti dei padiglioni, installazioni, sculture nel parco, e ci ricordano in fondo che “Da vicino nessuno è normale”, come recita il festival che si tiene ogni anno qui all’ex Paolo Pini.
Il MAPP si può visitare, ecco come: https://www.mapp-arca.it/visita.php
Alda Merini morì l’1 novembre 1999, i suoi funerali pubblici si tennero nel Duomo di Milano, con una grandissima partecipazione, di persone comuni e artisti e intellettuali amici della poetessa, come l’attrice Valentina Cortese, e fu proprio lei a volere questa cerimonia.
Alda Merini a Milano: la hall of fame del Cimitero Monumentale
Alda Merini riposa qui, insieme agli altri grandi che attraverso cultura, impresa, arte, da Milano hanno impreziosito l’Italia intera. La star del Cimitero Monumentale è Alessandro Manzoni, il cui monumento funebre troneggia al centro del bellissimo Famedio, una sorta di pantheon meneghino. E nella cripta di questo pantheon troverete la tomba di Alda Merini, insieme ad altri personaggi come Giorgio Gaber ed Enzo jannacci. Ma dopo aver salutato la poetessa dei Navigli, prendetevi del tempo per scoprire questo meraviglioso museo a cielo aperto, che non ha nulla da invidiare ai più blasonati e celebri come il parigino Pere Lachaise. Il Cimitero Monumentale è una vera “hall of fame”, dove passeggiare tra artisti, letterati e famiglie dell’imprenditoria meneghina. Tra i suoi viali sarete colpiti dalla miscela di stili, dal gotico al liberty, dall’arte anni Trenta a quella contemporanea. Qui riposano, tra i tanti, anche Filippo Tommaso Marinetti e Salvatore Quasimodo. E per scoprirne tutti i segreti potete consultare la pagina dedicata con tutti i percorsi suggeriti: https://monumentale.comune.milano.it/
Alda Merini a Milano: street art e murales
Ma se volete visitare Milano sulle orme di Alda Merini vi segnalo che c’è anche un modo insolito per farlo: la street art. sì, perché Milano ha voluto rendere viva la sua memoria anche raccontandola sui muri. E così ecco due luoghi da scoprire, anzi tre, perché il terzo vi ricondurrà dritti nel cuore della Milano di Alda Merini, e della sua vita.
Tra le vie del centro di Milano c’è una piccola piazza con panchine che sembra Parigi. E’ piazza Cardinale Andrea Ferrari, e un murale dai colori caldi, arancioni, beige, corre lungo il muro del Convento della Visitazione. I grandi volti ritratti sono quelli di personaggi illustri di Milano, dell’arte, della letteratura, dello spettacolo. Primi piani, grandi, accompagnati da citazioni di autori altrettanto famosi. Il murales è opera di Orticanoodles e tra i volti celebri troverete anche quello della poetessa (qui invece racconto in dettaglio tutta l’opera e come è nata)
Anche se la sua era nel cuore della vecchia Milano, tra case di ringhiera e Navigli, ad Alda sarebbe certamente piaciuto “vedere” il suo volto anche ai margini della città, vicino a una scuola che porta il suo nome. Per scoprirlo dobbiamo dirigerci a nord ovest, nel Quartiere Gallaratese, in fondo a viale Certosa. Dall’inizio del 2021, infatti, all’entrata dell’Istituto Comprensivo Statale Alda Merini in via Gallarate, un nuovo murale colora la strada. Si chiama “La musica fa respirare”, ed è stato realizzato nell’ambito di un progetto di rigenerazione urbana e green decor a cura dell’associazione Project for People in collaborazione con Comunicarearte – Atelier Spazio XPO.
E tra piante e fiori nella grande opera che celebra la natura, realizzata da Davide Ratti, Giorgio Bartocci, Mork e Loke, con la curatela di Christian Gangitano, si staglia anche il ritratto della poetessa. Accanto al suo volto una rosa arancione, e un suo aforisma, che sono stati gli stessi ragazzi della scuola a scegliere:
“Avevo fame di cose vere, naturali, primordiali. Avevo fame d’amore”.
Ma se guardate bene, tra i colori sgargianti, c’è anche una piccola ape, e se proviamo a seguirla ci condurrà di nuovo dove abbiamo iniziato questo viaggio, nel cuore della Milano di Alda Merini, a un passo dai suoi Navigli.
Alda Merini a Milano: via Magolfa e Spazio Alda Merini
Torniamo a via Magolfa, ritroviamo quella “piccola ape furibonda” tra altri mille colori e, in grigio, di nuovo Alda, con una penna in mano, la sigaretta nell’altra e accanto il suo amato telefono. Questa è un’altra opera di street art a Milano dedicata ad Alda Merini, realizzata nel 2016 da Mork, Giorgio Bartocci, Davide Ratzo, Flood, corre lungo tutto un muro di cinta e si affaccia su quello che è oggi non solo il luogo che porta avanti l’eredità della poetessa, ma anche quello dove poter visitare il suo celebre “Muro degli Angeli”.
In via Magolfa si trova infatti lo Spazio Alda Merini, dove la sua stanza da letto è stata ricostruita, grazie alle figlie e ad alcuni amici che hanno recuperato mobili e oggetti. Tra questi, una parte appunto del famoso “muro degli angeli”, che raccoglieva appunti, disegni e caricature fatte dalle persone a lei care ma anche numeri di telefono segnati col rossetto rosso. E poi la poltroncina, la macchina da scrivere, un pianoforte, abiti e sciarpe. Un angolo di mondo che racconta momenti, aneddoti, esperienze e sensazioni della sua vita contrastata, e che dal 2021 è stato affidato a un quartetto di associazioni – Cetec, Ebano, Errante e Promise – che non potevano che darsi il nome di “Piccola ape furibonda”. E che hanno mille bei progetti in cantiere per far vivere questo posto e aprirlo a tutti perché, come recita un altro aforisma di Alda che campeggia al centro del suo murales:
“La casa della poesia non avrà mai porte”.
“Accoglierà tutti e tutte con grande passione, sarà un luogo di inclusione sociale ed artistica”, racconta Donatella Massimilla, direttrice artistica di Cetec. A cominciare dalle guide che condurranno i visitatori, che saranno attrici ex detenute di San Vittore facenti capo a Cetec (Centro Europeo Teatro e Carcere).
Il desiderio è di poter dare il via quanto prima, avendo a cuore sempre la sicurezza, al progetto “Le Stanze di Alda” con un programma di laboratori – per il momento a distanza – mostre, eventi, teatrali e reading poetici virtuali, nella speranza di poter tornare presto tutti insieme in presenza. Sarà animato anche lo spazio verde appena fuori dalla casa, che si affaccia sul murales, e per il quale le piccole api furibonde hanno un progetto concreto: fare in modo che il giardino sia intitolato ad Alda Merini.
Intanto, il primo omaggio sarà online. Proprio il 21 marzo, giorno in cui la poetessa avrebbe compiuto 90 anni. Dalle 10:30, sulla pagina fb e su quella Instagram di Spazio Alda Merini (dove resterà disponibile per chi non potrà connettersi in orario), potrete assistere al video (10′) della performance dell’artista Andrea Bianconi, creata su invito del Cetec e su progetto di Casa Testori, con la collaborazione artistica di Donatella Massimilla.
Ne “Il sogno canta su una corda sola” 21 diverse voci di donne – artiste, attrici, ex detenute, cittadine – per una performance libera e “on the road”. Le partecipanti hanno effettuato un percorso che va dai Navigli a via Magolfa, 32, collegate dalla corda di un lunghissimo telefono senza fili ideato da Andrea Bianconi, attraverso il quale danno vita a un passaparola di versi che unisce persone con vissuti e storie differenti.
Intanto vi lascio anche un altro consiglio di lettura: Alda Merini. L’eroina del caos, scritto da Annarita Briganti, giornalista culturale e autrice, per Cairo Editore. Conduce benissimo e in maniera intensa attraverso le tappe della sua vita e della sua poesia, grazie al racconto biografico e a tante interviste a chi le è stato vicino.