Voi amate visitare i cimiteri storici e monumentali quando viaggiate? Io sì, tantissimo. Quando sono in giro, oltre a librerie, caffè, musei e biblioteche, mi piace anche passeggiare tra questi luoghi di silenzio (quando non affollati di turisti) e natura. Perché penso che anche lì si riesca a vivere l’atmosfera di un posto, se non altro perché ne custodiscono personaggi e storie del passato. In verità non ci vado solo in viaggio: quando ne capita l’occasione torno volentieri al Cimitero Monumentale di Milano, ricco di storie e importanti dinastie meneghine, oltre che di artisti.
Ecco, appunto, gli artisti. Se vi chiedo qual è il cimitero monumentale più famoso del mondo quale vi viene in mente? Père Lachaise a Parigi sicuramente, dove tra i tantissimi nomi blasonati svettano le star Oscar Wilde e Jim Morrison, tipi molto diversi ma certamente, a loro modo, rivoluzionari entrambi. Ma anche in Italia esistono cimiteri storici da non perdere se amate cercare gli spiriti di artisti e scrittori. Uno è appunto quello milanese, ma ce n’è un altro di cui vi voglio parlare oggi, il Cimitero Acattolico di Roma. Da visitare assolutamente se, come me, avete amato i poeti romantici inglesi, ma anche per scoprire dove si trova la tomba di Andrea Camilleri, custodita proprio tra questi viali.
Il cimitero, detto anche cimitero degli inglesi, si raggiunge in via Caio Cestio 6 a Roma.
Aperto nel 1716, il cimitero è ancora in funzione, un microcosmo di religioni con iscrizioni in più di quindici lingue. Si può visitare individualmente e i gruppi possono anche richiedere una visita con i volontari (www. cemeteryrome.it).
Cosa troverete varcando il suo ingresso? Statue, lapidi, prati e alberi fioriti. Pini, cipressi, mirti, allori, rose e camelie, con vista sulla piramide di Cestio, ai cui piedi vive una famosa colonia di gatti. Qui c’è la tomba di un giovane poeta inglese (Qui giace colui il cui nome è scritto sull’acqua, recita il suo epitaffio). Parliamo di John Keats, autore tra le altre cose di Ode su un’urna greca. Keats morì infatti proprio a Roma, nel 1821, nella sua casa ai piedi di Trinità dei Monti in piazza di Spagna, che oggi è un museo (e di cui vi parlerò presto).
Per rendergli omaggio qui andate a sinistra dell’ingresso, verso l’ala più antica, dominata dalla piramide di Cestio e accompagnati dai gatti della colonia felina. Potete chiedere informazioni per andare a colpo sicuro, oppure lasciarvi trasportare dall’atmosfera. Alla fine la tomba di John Keats la troverete lì, a uno degli angoli estremi del prato. Morto a soli venticinque anni, riposa accanto all’amico fraterno Joseph Severn che chiese di essere seppellito proprio accanto a lui.
Anche Percy Bysshe Shelley, che affogò nel 1922, tra Portovenere e la Toscana, fu poi portato qui, con un’epigrafe sulla sua tomba che riporta alcuni versi di Ariel, dalla Tempesta di Shakespeare. Lo troverete tornando indietro e salendo fino in cima al lieve pendio chiuso dalle mura. Ma i due giovani poeti inglesi non sono gli unici sepolti qui. Tra le altre tombe illustri ci sono quella del poeta della beat generation Gregory Corso e quella di Carlo Emilio Gadda; dal 1938 vi riposa Antonio Gramsci. E da luglio 2019 anche l’indimenticato Andrea Camilleri. Impossibile andarsene senza averlo salutato.
Dall’ingresso prendete il vialetto a destra: vi basterà seguire le indicazioni, installate numerose dal personale del cimitero. E una volta arrivati, guardate con attenzione: oltre ai sassi lasciati intorno alla lapide, ci sono dei barattoli di vetro. Uno contiene sabbia e acqua, forse del mare della sua Porto Empedocle? Da un altro vaso attraverso il vetro opaco spunta un libro, si legge a fatica il titolo ma dovrebbe essere una copia de La stagione della caccia, nell’inconfondibile blu Sellerio.
Poi, le immancabili sigarette, lasciate dai fan. E su un sasso c’è scritto Grazie maestro.