Otto marzo festa delle donne. Come potevo celebrare questa ricorrenza senza cedere alla tentazione di buttarmi sulla letteratura rosa o, come va di moda da un po’ (Bridget Jones docet), della chick lit?
Solo in un modo: parlando di scrittrici di viaggio, di reportage al femminile. Per farlo, mi sono affidata ad una imponente classifica che ha raccolto i 100 migliori libri di viaggio di sempre. L’ho trovata nel sito di WorldHum. Con due premesse doverose. L’elenco risale a tre anni fa ed è stato stilato da un sito americano.
Innanzitutto, i numeri: su cento titoli, solo tredici sono quelli scritti da donne. Ci sono soprattutto le pioniere e le viaggiatrici del secolo scorso, indubbiamente coraggiose.
Si lanciarono con entusiasmo in avventure ed esplorazioni che avrebbero messo in difficoltà i loro stessi colleghi uomini, solo con l’aggravante di essere considerate il sesso debole, in tempi in cui la maggior parte delle donne viveva condizioni subordinate, costrette in ruoli “minori”, per non dire discriminanti. Che ci siano state donne in viaggio, e spesso donne in viaggio da sole e in luoghi impervi, è una certezza esaltante e per questo oggi voglio parlare di loro.
Le pioniere del secolo scorso
C’è Freya Stark con il suo A Winter in Arabia, che racconta una spedizione in quelle terre che sono oggi Yemen e che la viaggiatrice affrontò tra 1937 e 1938.
Negli stessi anni, Rebecca West, giornalista e scrittrice, viaggiava nell’allora Yugoslavia. Black Lamb and Grey Falcon: A Journey through Yugoslavia è il diario corposo (1150 pagine) di quei viaggi, che raccontano in modo vivido anche la tormentata storia dei Balcani. Sembra un film invece la storia di Beryl Markham, aviatrice e scrittrice nata a inizio secolo in Inghilterra ma cresciuta in Kenya. La “sua” Africa si può leggere in A Occidente con la notte.
Non ci sono solo esploratrici e romanziere in questa top 100 dei migliori libri di viaggio di sempre. WorldHum segnala anche Martha Gellhorn, celebre corrispondente di guerra americana, nonchè terza moglie di Ernest Hemingway. Il suo In Viaggio da sola e con qualcuno è un libro che mi piacerebbe davvero leggere, perchè raccoglie i suoi reportage dai luoghi caldi del mondo attraverso il XX secolo. E infine c’è anche una food writer in lista: Mary Frances Kennedy Fisher ed il suo Two Towns in Provence, dove visse negli anni ’50.
Io viaggio da sola. E scrivo bestseller
Una donna, sola, in barca lungo il Nilo. Non è la sfida di una pioniera degli Anni 30 stavolta ma è un’impresa ugualmente degna di nota. Rosemary Mahoney l’ha compiuta nel 1998, e l’ha raccontata in Down the Nile, un altro dei titoli raccolti nei 100 libri migliori di sempre di viaggi e affini.
Dove ci sono anche Elizabeth Gilbert e il suo Mangia, Prega, Ama, ben noto al grande pubblico grazie al film con Julia Roberts e Javier Bardem.
Cronaca di una viaggiatrice solitaria: nel cuore della Papua Nuova Guinea. Anche Kira Salak è una viaggiatrice solitaria: nel 2001, a 24 anni, affrontò questo quasi inaccessibile Paese del Pacifico per ripercorrere le orme dell’esploratore britannico Ivan Champion, che affrontò lo stesso percorso nel 1927. Donne curiose e intraprendenti, come Mary Morris: Niente da dichiarare è il suo diario dil viaggio attraverso il Messico e le sue rovine, la foresta tropicale dell’Honduras, il mare dei Caraibi e la storia del Guatemala.
Dervla Murphy è invece una viaggiatrice irlandese: il suo Full Tilt: Ireland to India With a Bicycle fu scritto nel 1965, una pioniera del viaggio in bici attraverso Europa, Iran, Afghanistan, Pakistan e India.
Under the Tuscan Sun
Niente km da macinare invece in Pilgrim at Tinker Creek: in questo libro che vinse anche un Pulitzer, nel 1974, per l’americana Annie Dillard la natura delle Blue Ridge Mountains in Virginia diventa pretesto per una serie di monologhi interiori. Gli amanti della letteratura di viaggio polare conosceranno Terra Incognita: Travels in Anctartica, di Sara Wheeler. Per me è stata una sorpresa scoprire che questa donna ha trascorso sette mesi in Antartide, il luogo ai confini del mondo per eccellenza.
Non poteva mancare poi quello che all’estero è decisamente un best-seller e, chissà, forse è anche merito suo se l’Italia (e la Toscana in particolare) gode di tal fascino tra il pubblico anglosassone. Si chiama Sotto il sole della Toscana, in cui l’americana Frances Mayes mette nero su bianco la sua esperienza italiana, che è poi quasi un clichè: comprare e ristrutturare un casale di campagna, e lasciarsi sedurre dalle colline toscane. Sting insegna.
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