Viaggiare a piedi per quaranta giorni, con la pioggia e col sole, e soprattutto con un bambino piccolo al fianco. Idea bislacca, direte voi. Impossibile.
E invece sì, si può. E’ la storia che vi racconto oggi, la storia di Elisabetta che nel giugno 2007 l’idea matta l’ha avuta, e ha portato Johann, il suo bimbo che allora aveva appena otto anni, a camminare dai Pirenei a Santiago de Compostela. A percorrere il Cammino di Santiago. Ricevendo così tanto da quest’esperienza, da decidere anche di fare il bis, l’anno dopo. E di raccontarlo in un libro.
E dunque è una storia che dedico a tutti i genitori titubanti, quelli che “ma come faccio a viaggiare con i bimbi??”. Forse, se leggerete questo libro, avrete qualche esitazione in meno.
Ho conosciuto Elisabetta Orlandi per caso e, come accade sempre più spesso ormai, in modo virtuale a mezzo social (ma spero di riuscire a incontrarla dal vivo prima o poi!)
Era stato il suo libro a incuriosirmi: “Un milione ottocentomila passi. Io, il mio bambino e il Cammino di Santiago” (pubblicato da Edizioni Paoline). Così mi sono fatta raccontare di più, io che non sono un’esperta camminatrice nè ho mai fatto vacanze a piedi, ed ho scoperto un’esperienza di vita davvero bella.
Elisabetta è storyteller, insegnante di lingue, interprete. E quando nacque il suo bambino, Johann, è diventata anche “peregrina”, perchè, racconta, è allora che ha iniziato a pensare di percorrere, insieme a lui, il Cammino. La visione è diventata realtà nel 2007, a giugno. Zaino in spalla, entusiasmo e timori, via, quaranta giorni tra valichi di montagna e mesetas (gli altipiani della penisola iberica), pueblos e hospitaleros (coloro che accolgono i pellegrini durante il Cammino) dove dormire e ottenere i preziosi sellos, i timbri che attestano le tappe del Camino fino ad arrivare, il 13 luglio, lì, alla Cattedrale.
“Questa mattina mi ha svegliata un nome. Santiago. Mi si è presentato in testa all’improvviso, forte come il rombo di un tuono. Stavo dormendo, era ancora molto presto. Fuori, la luce lattea del mattino stentava a distendersi sulla valle, e io di certo non avevo voglia di aprire gli occhi, nè tanto meno di scendere dal letto, svegliare Johann e dirgli: “Ciao bimbo mio! Hai dormito bene? Sai dove andremo l’anno prossimo? A Santiago a piedi! Invece è proprio quello che ho fatto”.
Quaranta giorni a piedi, dai Pirenei alla Galizia, da St. Jean-Pied-de-Port a Santiago de Compostela. In mezzo, un diario, ogni giorno una tappa con tutto il suo carico di fatiche e allegria, incontri e scoperte. Come gli altri pellegrini che lungo la via diventano amici, anzi “la familia del Camino”, e gli amici di fantasia, come il Gattino Beniamino e il paladino Orlando, per intrattenere Johann nei momenti di stanchezza. E tanta gratitudine, che è tra le sensazioni che più traspare dalle parole di Elisabetta, per la vita e chi ci guarda, dall’alto o da lontano. Senza retorica però. Il Cammino è raccontato con freschezza, una lettura che ti fa dire: “Però, potrei farlo anche io!”. Perchè quello di Elisabetta non è un racconto “tecnico” ma emozionale, e mi è piaciuto anche per questo: ti fa stare bene.
Se volete ascoltare il racconto del Cammino dalla viva voce di Elisabetta e Johann, eccoli in studio a Tv2000 circa un mese fa, ospiti di Eugenia Scotti nello spazio Azzurro di Nel cuore dei giorni:
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