La Tunisia, oggi. Non da turista, ma da giornalista ben integrata nella sua società, curiosa ed ovviamente appassionata del suo territorio, in primo luogo della sua gente. E’quella che ha raccontato Ilaria Guidantoni nel suo Chiacchiere, datteri e the, un piccolo libro pubblicato con Albeggi Edizioni. Lo ha presentato qualche giorno fa anche a Milano, io ero là ad ascoltarla e a costruirmi la mia immagine, tassello dopo tassello, di un Paese che si è liberato da una dittatura e che oggi può svelare a chi lo visita anche volti nuovi.
E’ una Tunisia, quella raccontata da Ilaria, dove l’entusiasmo per la fine di un regime deve fare i conti con la difficoltà di far proprie le regole della democrazia e di trovare la via giusta. Da un lato c’è la rinascita, la libertà di stampa, dove anche il boom della satira diventa significativo. Ci sono le donne, istruite e maggiormente pronte a fare squadra rispetto ai loro mariti, fratelli e compagni. Dall’altro ci sono le difficoltà economiche, la carenza di veri leader, i giovani, entusiasti certo ma anche delusi e arrabbiati, in primis per la mancanza di lavoro e perchè cominciano a capire che anche se si è vinto, la logica del tutto e subito non funziona.
Insomma, è una Tunisia che sta vivendo la sua transizione, “o il suo guado – aggiunge l’autrice – il punto di vista cambia in base agli incontri che faccio”.
Ancora, è una Tunisia che – come terra di investimenti – interessa poco agli americani, come pure ai cinesi (che invece stanno “colonizzando” altri luoghi del Nordafrica). Ma è una Tunisia in bilico: da un lato i Paesi del Golfo, come il Qatar, pronti a stendere (dove già non l’hanno fatto) la loro lunga mano sul Paese e sulle sue risorse, dall’altro noi, l’Italia, “con la quale il Paese, più che ricevere investimenti a pioggia, sarebbe contento di allacciare partenariati “. Si tratterebbe in fondo di riallaciare fili e legami da sempre esistiti tra le due sponde del Mediterraneo. L’Italia può dunque giocare un ruolo importante per un Paese che, secondo Ilaria, “si sente più mediterraneo che africano”.
La Tunisia che emerge da Chiacchiere, datteri e thè è anche un Paese pronto ad un nuovo tipo di turismo, che potrebbe finalmente ingolosire, più che i vacanzieri da villaggio, i viaggiatori. Quelli che “Quando partono non hanno nostalgia di casa, e non si chiedono quando torneranno”. Li definisce così Ilaria. Un’immagine che trovo meravigliosa e perfettamente calzante.
I viaggiatori che: “Dalla costa, già ampiamente sfruttata e spesso abusata, anche dal punto di vista ambientale, sotto Ben Ali, il viaggiatore si può spostare nell’interno, alla scoperta del deserto, delle oasi”. Ed è anche un invito a riscoprire la Tunisia con i suoi ritmi ed i suoi tempi: “A Tunisi stanno rifiorendo le arti, riaprono le librerie, la medina si sta vivacizzando di nuovo”. Non senza chi il business l’ha già in un certo senso fiutato, se è vero che, come dice la giornalista, proprio la medina si sta riempiendo di artisti e intellettuali stranieri, anche italiani, che ne stanno ristrutturando le case.
Chissà se questo Paese in fermento così vicino a noi è destinato a cambiar volto, e se così sarà, ad opera di chi. Non resta che partire, e visitarlo, magari più volte, perchè, come recita un proverbio tunisino citato da Ilaria Guidantoni, “Bisogna sempre lasciarsi qualcosa da fare per poter tornare”.