Sono tornata! Non, non si tratta di nessun viaggio ma di una lunga assenza da questo blog che presto vi spiegherò. Mi è mancato scriverci, ma per farlo io in prima persona rimando ancora. Oggi torno a voi e sono felice di farlo ospitando un amico, Andrea, che vive decisamente lontano ma che vi ho già presentato tanto tempo fa qui: Andrea vive a Bangkok, in quella Thailandia da settimane sorvegliata speciale per la legge marziale prima ed il colpo di Stato poi. Eventi che Andrea non ha mancato di raccontare, anche con una certa dose di ironia, nel suo blog. Anche quello che leggerete oggi qui ha che fare con la vita quotidiana sotto il coprifuoco, ma viene da lontano, dall’anno scorso precisamente, quando Bangkok era Capitale mondiale del libro. In realtà, poi, le cose sono andate diversamente, e i libri sono oggi diventati simbolici protagonisti di piccoli grandi episodi di resistenza. E ringrazio tanto Andrea per aver condiviso con me questa importante testimonianza! (trovate il suo resoconto anche sul suo blog, Andrea in Thailandia)
Buona lettura.
Uno scherzo del destino o forse una casualità programmata.
Nel 2013, Bangkok è stata designata dall’UNESCO Capitale Mondiale del Libro con il tema “Leggere per la vita” – Bangkok World Book Capital City 2013: “Bangkok, Read for Life” era ben evidente nella nota con la quale l’UNESCO conferiva alla capitale tailandese il riconoscimento ed è riportata anche sul sito ufficiale della manifestazione che ha coinvolto diverse associazioni tailandesi. Era aprile, e come ogni anno le scuole erano chiuse per la pausa estiva. Alla conferenza stampa con la quale venne dato il via agli eventi c’erano molti studenti e pochi professori. Il traguardo annunciato era di portare il numero medio di libri letto dagli abitanti della capitale da 5 a 10, possibilmente anche 15. Della capitale però, perché la situazione nel resto del paese è drammaticamente ben diversa. E non solo in tema di libri.
Progettate librerie pubbliche, inaugurati nuovi negozi, pubblicati nuovi testi appositamente tradotti per l’occasione. Ovviamente Bangkok non poteva non esprimersi al meglio creando ovunque mercatini del libro. Tanti a curiosare, pochi gli acquirenti. Spenti i riflettori degli eventi, tutto è tornato come prima e in pochi si ricordano degli obiettivi che si erano prefissati di raggiungere.
Un anno dopo, 22 maggio 2014, una data destinata ad entrare nei libri di storia di questo paese: un nuovo Colpo di Stato, l’ennesimo – 12, 18, 24 a seconda delle fonti. Ed ecco che la lettura assume un nuovo significato. Una protesta silenziosa e pacifica. Un modo controcorrente di opporsi al regime e alla censura che questo ha imposto sui media, televisione e stampa in primo luogo. Un “Leggere per la Vita”, perché non tutti sono a favore di quanto sta accadendo ma questo, ovviamente, non si può dire!
Sono oramai diversi giorni che gruppi di 3 o 4 giovani – non di più, visto che essendo in vigore la Legge Marziale che vieta gli assembramenti a più di 5 individui rischierebbero l’arresto – spuntano all’improvviso in diverse parti della città, in piedi, con le spalle gli uni agli altri, libro in mano e occhi concentrati sul testo. Il mio primo tentativo di incontrarli è fallito perché ad attenderli avrebbero trovato la polizia. Non sono uno che demorde e volevo comprendere cosa spinge un poco più che adolescente ad esporsi in prima persona. E così, sono tornato in uno dei luoghi pubblici dove questi giovani avevano fatto la loro apparizione. Sapevo che non si sarebbero arresi.
Impossibile non notarli.
I titoli dei libri ben in mostra perché chi passa possa capire il perché del loro gesto. Testi e trattati di storia tailandese ma anche libri di sociologia sulla non violenza e romanzi che possano in qualche modo dare un chiaro messaggio del disagio che vivono queste giovani. A loro per vivere e sentirsi vivi resta il leggere. Credono nella democrazia, amano il loro paese, lottano per quello in cui credono.
Ritmicamente le dita indice, medio e anulare della mano sinistra vengono baciate e alzate verso il cielo durante la lettura. Un saluto dalla connotazione teatrale che si rifà esplicitamente a quello degli abitanti del Distretto 12 di The Hunger Games, il romanzo di Suzanne Collins che tanto fa pensare alla situazione della Thailandia e non solo di questo periodo. Anche i politici convocati dalla giunta militare hanno iniziato a salutare con le tre dita volte al cielo prima di entrare all’Army Club.
Con pudore mi sono avvicinato. Uno degli studenti della Thammasat University di Bangkok mi ha mostrato sul suo portatile una lista di titoli che insieme ai suoi amici ha preso dalla biblioteca dell’università prima che qualcuno ne impedisca la lettura. Il suo personale obiettivo è leggerli tutti entro la fine di giugno.
Un rapido scambio di battute, un sorriso fiero nel sapere che fuori c’è chi in un modo o nell’altro sa cosa sta succedendo. Poi guarda i suoi amici intenti a leggere, chiude il PC si unisce a loro silenziosamente.
Oggi Bangkok ha dato un significato nuovo alla lettura: Leggere per la vita non è più una semplice onorificenza assegnata senza una base concreta.