E se a raccontare un territorio ci pensassero le fiabe? Credo che tutti, più o meno, nell’arco della nostra infanzia ci siamo lasciati divertire, spaventare, incantare, oltre che dalle favole universali (Grimm, Andersen, Perrault, tanto per fare dei nomi), anche dai racconti dei nostri nonni, magari tramandati da padre in figlio, e attinti dalla vita intorno. Sicuramente anche nella mia infanzia salentina è stato così, ma di quei racconti rimane purtroppo solo un vago ricordo e il rimpianto di non averli trascritti. E’ stato un libro in cui mi sono imbattuta a farmici pensare, ed a farmi sorridere per la sua originalità.
Quindi, visto che si avvicina l’estate e magari tra i vostri progetti c’è quello di una vacanza in Puglia, vi racconto di cosa si tratta. “Cuntame nu cuntu” (edizioni Botanica Ornamentale), si chiama, più o meno “Raccontami una favola”, ed è una raccolta di dieci favole salentine. L’autrice, Annamaria Gustapane, leccese, le ha raccolte attingendo alla sua infanzia ed a quella dei figli. Non hanno naturalmente presunzione di tradizione universale, quanto piuttosto di famiglia, visto che spesso, così come accade con le ricette, ognuna ha la sua variazione sul tema. Quindi non mi sono allarmata quando sfogliando le pagine faticavo a ritrovare storie note (anche perchè lo posso sempre imputare alla mia mancata memoria d’infanzia!). Ma le atmosfere, e alcuni personaggi topici, sono quelli della tradizione:
“Ogni adulto aveva un suo repertorio di cunti e di fatti; i cunti iniziavano “Centu e centu e centu anni fa”, i fatti “Mo ve dicu nu fattu”. Il cuntu aveva a che fare con il mondo del fantastico, popolato da orchi, macare e scazzamurieddhi, i fatti erano storie di vita vissuta, incorniciate e abbellite, storie di famiglia, miti fondanti il concetto del noi”.
Così ne parla l’autrice, che nel libro racconta di streghe e fanciulle, animali fantastici e cavalieri, che si muovono tra campi e masserie, grotte e muretti a secco. Il tutto accompagnato da illustrazioni di Chiara Di Palo, John Duggan e Arianna Fremura. Qua e là anche qualche fotografia (firmata da Giuseppe Perrone).
Con una particolarita’: la traduzione in inglese a fronte. Correndo il rischio di perdere la schiettezza delle espressioni in dialetto disseminate qua e là, ma con una scelta ben precisa: quella di provare a rendere di dominio pubblico anche internazionale la tipicità dei racconti e dei luoghi. Anche per incuriosire i turisti stranieri che ultimamente sembrano aver scoperto il Salento. Il libro infatti lo trovate nelle librerie della zona, ma anche altrove in alcune grandi catene, e online.
Divertente l’idea della cartina a fine libro, che abbina ogni storia ad un luogo della penisola salentina. Un piccolo on the road di fantasia.
Non mi capita mai di fare commenti sui blog che leggo, ma in questo caso faccio un’eccezione, perche’ il blog merita davvero e voglio scriverlo a chiare lettere.