C’è un nuovo museo letterario in Italia e va ad arricchire i luoghi preziosi che tracciano il passaggio di grandi scrittori stranieri del passato nel nostro Paese.
Si trova a Ravenna, ed è dedicato a Lord Byron.
Genio, seduttore, ribelle: George Gordon Byron, nato a Londra il 22 gennaio 1788, moriva esattamente duecento anni fa, il 19 aprile del 1824, a Missolungi, in Grecia, dove si trovava per abbracciare la causa dell’indipendenza del Paese.
Qualche anno prima, nel corso dei suoi viaggi per l’Europa e l’Italia, aveva soggiornato a lungo anche a Palazzo Guiccioli, nel cuore di Ravenna. e ora la storia del poeta-simbolo del Romanticismo riparte proprio da qui, con l’inaugurazione del Museo Byron e del Risorgimento nella dimora che l’ha visto comporre, innamorarsi, lasciarsi coinvolgere dagli ideali rivoluzionari. Per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, l’imponente dimora storica è diventata un complesso museale in cui, su due piani e attraverso 2220 metri quadri e ventiquattro sale, si riannodano i fili del lungo soggiorno di Byron in città.
La passione amorosa per la contessa Teresa Guiccioli lo guidò qui, e si intreccia con quella civile germogliata all’incontro con la Carboneria, primo passo sulla strada che avrebbe portato il poeta a votarsi alla causa della libertà dei popoli e unirsi agli indipendentisti greci.
E così, dopo un’importante opera di restauro, tornano a vivere le stanze dove Byron amò e scrisse (qui compose, fra gli altri, il Don Juan). Accanto ai memorabilia sentimentali custoditi da Teresa, come un ricciolo di capelli, un cestino delle lettere, foglie e felci dal parco di Newstead Abbey, dove Byron visse e nei cui pressi fu sepolto, il museo raccoglie anche edizioni pregiate e cimeli risorgimentali, il Palazzo è diventato sede italiana della Byron Society e non manca l’esperienza interattiva per trasportare i visitatori indietro nel tempo alla città ottocentesca.
Il Museo Byron a Ravenna si trova in via Cavour. Palazzo Guiccioli è una dimora nobiliare eretta a fine Seicento per l’ascesa al patriziato della famiglia Osio; a inizio Ottocento fu acquisito da Alessandro Guiccioli. Byron vi soggiornò fra il 1819 e il 1821: era giunto a Ravenna per seguire l’amata Teresa Gamba, moglie del Conte Alessandro (di quarant’anni più anziano); durante la sua permanenza giunse in visita anche Percy Shelley.
E nella sua storia il palazzo ha conosciuto anche altri ospiti illustri e vicende complesse: lo frequentò anche Oscar Wilde, mentre nel 1943 divenne la sede del Comando tedesco.
Visitandolo come tappa di un tour letterario a Ravenna si potranno anche ammirare gli affreschi che lo stesso Byron commissionò per lo studiolo dove era solito dedicarsi alla scrittura. Qui compose il Don Juan, l’ultimo canto del Childe Harold’s Pilgrimage, Marino Faliero, Sardanapalus, The Two Foscari, The Prophecy of Dante.
Potremmo quindi dire che la new entry tra i musei letterari in Italia fa incontrare le due anime di Lord Byron, quella artistica del poeta e quella politica della passione civile e ideale. Nelle sale si segue il racconto del suo viaggio attraverso l’Europa fino a Venezia, dove incontra Teresa, per poi illustrare gli anni a Ravenna e proseguire fino alla tragica morte in Grecia nel 1824.
La parte dedicata al Museo del Risorgimento, intrecciando storia nazionale e storia locale, si apre con l’età napoleonica e prosegue fino all’Unità, per terminare con una sezione dedicata al mito di Giuseppe Garibaldi e della moglie Anita. Si trovano esposti oltre 450 tra dipinti, sculture, fotografie, armi e divise, medaglie, carteggi, editti, manifesti, cimeli provenienti dalle collezioni risorgimentali di proprietà del Comune di Ravenna.