Non ci posso fare niente. Le foto in bianco e nero hanno per me sempre un fascino irresistibile. Per questo appena ho saputo di questa mostra fotografica a Milano, a Palazzo delle Stelline, ho deciso di farci un salto, scoprendo una storia che io, appassionata ma di certo non tra i più esperti di fotografia, non conoscevo, e di cui sono davvero contenta. E che mi ha fatto confermare ancora una volta che, sì, non ci può essere viaggio –vicino o lontano, anche dietro casa, non importa – senza una macchina fotografica al collo (o in mano.. lo so che allo smartphone non si rinuncia…) . Loro così hanno immortalato celebrities (lei), gente di strada (lui) e New York, la Grande Mela, insieme.
Ruth Orkin + Morris Engel: una coppia di fotografi e filmmaker incontratisi grazie all’associazione di fotografia newyorchese Photo League.
Una storia che sembra lei stessa un film di altri tempi. Soprattutto quella di lei, Ruth Orkin, figlia di un’attrice di cinema muto e di un produttore di barchette giocattolo, cresce a Hollywood, riceve la sua prima macchina fotografica a dieci anni (una Univex da 39 centesimi) ed a diciassette parte in bicicletta per attraversare gli Stati Uniti ed arrivare a New York per l’Esposizione Universale del 1939. Nella Big Apple ci va a vivere nel 1943 dove, anni dopo, conoscerà il futuro compagno di lavoro e di vita Morris Engel, grazie alla Photo League. Lui a New York, anzi per la precisione a Brooklyn, c’è nato, e nella Photo League ci entra nel ’35 per frequentare un corso: ne diventerà insegnante ed uno dei maggiori esponenti.
Glamour e libertà lei, spirito d’osservazione popolare lui, due anime che si vedono tutte nelle foto esposte a Milano. Come quella, bellissima e famosa, “American girl in Italy”: la studentessa d’arte Nina Lee Craig passa, noncurante ed altera, per le vie di Firenze tra gli sguardi non proprio disinteressati di uomini e ragazzi italiani che sembrano usciti da un film anni ’50, ed in effetti nel 1951 siamo. Ma si tratta di una scena “girata”anche questa o di un reportage? Poco importa. Quello che scopro girando appena lo sguardo verso una teca che espone delle riviste è che questa ed altre foto di Nina Lee a Firenze avevano illustrato un servizio modernissimo di un Cosmopolitan d’antan: “When you travel alone” si chiamava, e raccontava alle ragazze americane la bellezza di viaggiare da sole – anche per fare nuovi incontri – ma spiegando loro cone farlo in maniera sicura, tra consigli sul denaro, sull’organizzazione del viaggio e sulla “fauna” locale. Il tutto, con l’inseparabile Baedeker anche al di qua dell’Oceano. Correva l’anno 1952, edizione di settembre, ma ve l’immaginate?
Di qua, Ruth Orkin, di là Morris Engel e la sua carrellata delle vie di New York, le più multietniche, a cominciare dalla Harlem degli anni ’30 e ’40, dai bambini che giocano al lustrascarpe, per scivolare a Little Italy, Chinatown e le enclave russe dei primi ’80. In mezzo, una guerra ed uno sbarco in Normandia, ma anche tanti film, come il Little Fugitive del 1953, di cui i documentari proiettati in mostra mandano qualche frammento: la storia di un monello che scappa in un altro luogo simbolo di New York, il parco divertimenti di Coney Island, nei suoi fasti migliori, nel lungometraggio cosi’ come nelle foto in mostra che ritraggono giostre e bagnanti.
Volete darci uno sguardo? C’è tempo fino al 3 agosto alla Fondazione Stelline, in corso Magenta 61 (qui tutte le info).
Ps: poi se volete, una volta usciti dalla mostra, io vi consiglio di andare a scoprire a due passi da li’ un luogo di Milano che sembra quasi segreto: il Chiostro di Santa Maria delle Grazie. Alle spalle di basilica e refettorio che ospita il celebre Cenacolo c’è un piccolo cortile verde. Ci entrate da via Caradosso, e troverete questo: