In questi mesi in cui gli orizzonti dei nostri viaggi si sono ristretti ci sono alcuni luoghi che mi rimbalzano nella testa, e nel cuore.
Luoghi che vorrei visitare, luoghi dove vorrei tornare.
E uno di questi è Parigi. Sia perché sarebbe stata la meta di un lungo weekend di giugno, sia perché mi sarebbe piaciuto, per esempio, ripercorrere le orme degli impressionisti con Pierre-Auguste Renoir, o avventurarmi nelle sue strade più contemporanee raccontate da un expat italiano qualche anno fa. Ma, in fondo, c’è sempre un buon motivo per un viaggio a Parigi!
E nell’attesa di poterlo compiere sul serio la cosa migliore da fare è viaggiare leggendo un libro ambientato a Parigi. Allora stavolta ho scelto “Racconti parigini”, a cura di Corrado Augias (Einaudi), che era già da tanto nella mia lista di libri da leggere prima di un viaggio a Parigi!
Non c’è boulevard in cui passeggiare, bistrot a cui sedersi o monumento da ammirare che non sia stato raccontato in libro, che non abbia ispirato una storia o una poesia. E lo sguardo di Corrado Augias sulla Ville Lumiere è una garanzia: l’aveva già raccontata dietro le quinte ne I segreti di Parigi, è la sua città d’adozione e ne conosce a fondo storia, arte, virtù e vizi. E qui per raccontarla ancora ha scelto altri venti sguardi d’autore, quelli di scrittori e poeti che a Parigi sono nati, o sono vissuti, o ci sono semplicemente passati, restandone inevitabilmente colpiti.
“Non c’è stato un momento nella vita di Parigi che nono abbia trovato un corrispettivo letterario: ogni passaggio è stato descritto, ogni luogo reinventato nella trasposizione narrativa”.
Scrive Corrado Augias nella prefazione che vi consiglio davvero di leggere. “Non c’è stato un piccolo angolo nascosto né un intero arrondissement che non abbia avuto un riflesso in qualche evento letterario o – viceversa – che da un qualche episodio letterario non abbia ricavato un bagliore supplementare”.
Dagli anni del Terrore nell’ultimo scorcio del Settecento ai giorni nostri, da Honorè de Balzac a Enrique Vila-Matas, Racconti parigini è una raccolta da gustare in base ai propri gusti di lettura, al momento, all’ispirazione che si vuole avere su Parigi, perché i racconti – che poi tutti racconti non sono – spaziano davvero dal resoconto di vicende umane come solo i grandi romanzieri sanno fare, ai ricordi letterari, fino alle dissertazioni che a volte, bisogna dirlo, non sono quel che si dice avvincenti. Ma il bello di un libro così è proprio questo ognuno può scegliersi la sua Parigi da leggere.
Ci sono i saggi ricchi di riflessioni di Victor Hugo (“Funzione di Parigi”) e Paul Valery (“Funzione di Parigi/Presenza di Parigi), il “reportage” di Emile Zola che ci conduce tra i meandri dei Lungosenna, La Citè, il Pavillon de la Concorde e gli Champs Elysées.
Guy de Maupassant, in “Un’avventura parigina”, racconta la vicenda di una donna di provincia affascinata dalle cronache mondane della capitale, tanto da convincere lo scrittore Jean Varin a portarla con sé per tutta una giornata e nottata, salvo poi scoprire che la Ville Lumiere brillante e rutilante sognata scompare con le luci grigie dell’alba. Non manca Maigret, che Georges Simenon (sapete che scrisse anche un reportage di viaggio negli Usa?) fa indagare in Rue Pigalle, c’è persino Marcel Proust che descrive, in maniera inaspettata, “Una festa letteraria a Versailles”, con tanto di elenco dettagliato di nobiltà e intellettuali presenti e gran dovizia di particolari su piume, nastrini e abiti alla moda.
Inutile dirvi che non ci ho messo molto a trovare i miei preferiti! Quali sono i racconti parigini che ho amato di più? Sicuramente “Lo spettatore” di Irene Nemirovsky (anche perché dopo aver amato Suite francese sapevo che non mi avrebbe deluso): con la sua scrittura puntuale ed evocativa al tempo stesso la scrittrice mette in scena la vicenda di Hugo Grayer, “cittadino della terra di nessuno, padre di origine nordica, madre italiana, nato negli Usa, nazionalità di una piccola repubblica sudamericana”, che allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si trova a Parigi e teme di più per la distruzione di opere d’arte (immagina le guglie di Notre Dame in fiamme …) che per le vite umane. Men che meno teme per la sua vita, lui che si considera neutrale. “Il tempo era così bello che decise di rimandare la partenza all’indomani, poi attese ancora. La guerra fu dichiarata in una stupenda giornata di settembre”. Fino a quando il destino lo richiamerà alla realtà su un piroscafo che viene silurato e dove prima e terza classe, pellicce e povertà saranno chiamati ad affrontarlo insieme senza distinzioni.
E poi, naturalmente, Ernest Hemingway, che in queste pagine (peccato siano solo quattro!) racconta un momento cruciale della sua festa mobile parigina, l’incontro con Sylvia Beach, la fondatrice della mitica libreria Shakespeare and Company.
“Allora mancavano i soldi per comperare i libri. Li prendevo a prestito dalla biblioteca circolante di Shakespeare and Company, che era la biblioteca e libreria di Sylvia Beach al 12 di rue de l’odeon. In quella strada fredda e spazzata dal vento, era un posto caldo, allegro, con una grossa stufa durante l’inverno, tavoli e scaffali di libri, libri nuovi in vetrina, e sulle pareti le fotografie di scrittori famosi, morti e viventi”.
E tra i racconti parigini di Corrado Augias c’è anche il nostro Dino Buzzati, con una storia immaginifica e surreale sulla costruzione di una Torre Eiffel che doveva svettare nel cielo fino all’infinito, e che solo a causa dell’ottusità della gente finì invece per avere le dimensioni con cui la ammiriamo oggi.
“Parigi è un seminatore, dove semina? Nelle tenebre. Cosa semina? Fiammelle”, Victor Hugo.